I mali del 20° secolo sono stati imperialismo, comunismo, fascismo, secondo George Orwell.
Quelli del 21° potrebbero risultare il clima, l'intelligenza artificiale, l'ingegneria genetica, l'arma nucleare e la biologica.
Per molti invece la minaccia peggiore sono le migrazioni di massa. Alterano demografia, cultura, economia politica. Feriranno seriamente l'Occidente e provocheranno un ritorno al 'tribalismo', già in atto.
La società si è formata con l'assemblamento graduale di tribù, a loro volta sorte per la tutela di ristretti interessi comuni. La condivisione dell'azione nasce dapprima fra pochi individui, che successivamente si accordano con altri gruppi per analoga ragione, con un processo unificante all'infinito, che porta alla formazione di un popolo uniforme.
L'immissione massiccia e incontrollata di estranei determina al contrario tensioni etniche, come sta accadendo in Europa, e indebolisce le nazioni liberali.
La conseguenza sono regimi autoritari, che soddisfano il bisogno di ordine e rispetto delle tradizioni, vedi oggi la Cina e la Russia.
I confini aperti senza freno rappresentano, al pari delle ideologie collettiviste del '900, una prevaricazione della priorità che ciascuno assegna al proprio interesse personale rispetto all'altruismo. L'evoluzione è di fatto una competizione continua tra aggregati di origine tribale, ciascuno con indelebili caratteristiche linguistiche, religiose, economiche, organizzative, etiche, etnico-razziali e tradizioni. La convivenza costringe ad accantonarle parzialmente o temporaneamente, in funzione del peso che la rinuncia comporta e nel rischio di una rottura dell'equilibrio.
Sovranismo e nazionalismo lo stanno dimostrando.
Le componenti e le incognite sono imprevedibili, comunque. Italiani, polacchi, irlandesi si sono assimilati negli USA, i messicani assolutamente no, i musulmani non solo rifiutano ma impongono e prevaricano chi li ospita, i rifugiati in Svezia creano problemi grossi, gli africani che da 1,3 miliardi passeranno a 4 miliardi tra 70 anni spaventano . Del resto le difformità sono realtà, vedasi conflitto caratteriale fra settentrionali e meridionali d'Italia; perché accentuarle con l'importazione selvaggia di stranieri? Le cose cambiano ulteriormente se l'immigrato è qualificato per studi, attività, esperienze precedenti.
Sarebbe meglio assecondare le divisioni per evitare il fiorire del settarismo; di contro politica e cultura stanno facendo nel vecchio continente il contrario.
Le élite occidentali hanno sperimentato nel quartiere di residenza o all'Università una diversità di 'lusso', poiché vicini o compagni di varia cittadinanza erano selezionati, portatori di affinità e obiettivi analoghi, una borghesia convergente e al tempo stesso una eccezione.
Altro esempio, il subcontinente indiano, concentrato di eterogeneità da ondate migratorie nel corso di migliaia di anni; però il trascorrere del tempo ha lasciato intatta la situazione, escludendo il germogliare di tolleranza e inclusività. Il 40% di un campione locale si è dichiarato xenofobo:<non vorrei vivere vicino ad uno di un'altra razza>.
Una civiltà si consolida e si stratifica in centinaia di anni, processi lenti e complessi, per cui le differenze vanno gestite, governate e non imposte. George Gallatin (pseudonimo per sicurezza) ha scritto molte di queste riflessioni ( quillette.com /2018/02/03)
"Open Borders" is a dangerous idea
The evils of the 20th century were imperialism, communism, fascism, according to George Orwell.
Those of the 21st could be the climate, artificial intelligence, genetic engineering, the nuclear and biological weapons.
For many, the worst threat is mass migration. They alter demography, culture and political economy. They will seriously hurt the West and cause a return to 'tribalism', already underway.
The society was formed with the gradual assembly of tribes, which in turn arose for the protection of restricted common interests. The sharing of the action arises first among a few individuals, who subsequently agree with other groups for a similar reason, with a unifying process to infinity, which leads to the formation of a uniform society.
The massive and uncontrolled release of strangers, on the other hand, determines ethnic tensions, as is happening in Europe, and weakens liberal nations.
The consequence is authoritarian regimes, which satisfy the need for order and respect for traditions, see China and Russia today.
The open borders without restraint represent, like the collectivist ideologies of the twentieth century, a prevarication of the priority that everyone assigns to his own personal interest compared to altruism. Evolution is in fact a continuous competition between aggregates of tribal origin, each with indelible linguistic, religious, economic, organizational, ethical, ethnic-racial characteristics and traditions. Cohabitation forces one to set aside them partially or temporarily, depending on the weight that the renunciation entails and the risk of a breakdown of the balance.
Sovereignism and nationalism are proving it.
The components and unknowns are unpredictable, however. Italians, Poles, Irish have assimilated in the USA, Mexicans absolutely not, Muslims not only reject but impose and overwhelm those who host them, refugees in Sweden create big problems, Africans that from 1.3 billion will go from 4 billion to 70 years scare. Moreover, the differences are realities, see the character conflict between northern and southern Italy; why accentuate them with the wild importation of foreigners? Things change further if the immigrant is qualified for studies, activities, previous experiences.
It would be better to follow the divisions to avoid the flourishing of sectarianism; on the contrary politics and culture are doing the opposite in the old continent.
Western elites have experienced a diversity of 'luxury' in the neighborhood of residence or at the University, as neighbors or companions of various citizenship were selected, bearers of similar affinities and goals, a convergent bourgeoisie and at the same time an exception.
Another example, the Indian subcontinent, a concentration of heterogeneity due to migratory waves over thousands of years; however, the passing of time has left the situation intact, excluding the burgeoning of tolerance and inclusiveness. 40% of a local champion declared himself xenophobic: <I would not like to live near one of another race>.
A civilization is consolidated and stratified over hundreds of years, slow and complex processes, so the differences must be managed, governed and not imposed. George Gallatin (pseudonym for security) has written many of these reflections (quillette.com / 2018/02/03)
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