The trade agreement between the United States and the European Union seemed to be a done deal; but now, in Brussels and the EU capitals, there's talk of renegotiation.
When agreements fail, Brussels responds with sanctions. Russia, struggling with its 18th package of sanctions, is a prime example: an economic own goal.
This reveals the profound technocratic arrogance shaping the EU bureaucracy. US President Donald Trump is now taking note.
A few days after the trade agreement was announced, a typical war between European parties erupts. They oppose the digital and climate clauses.
The Commission and Parliament support the principle that global challenges like digital taxation require global solutions, so large multinational tech companies should pay a fair share of public finances where they generate value.
Commission President Ursula von der Leyen has again proposed an EU-wide digital tax, i.e., new "own resources."
Both she and Chancellor Friedrich Merz emphasized that the "details" still remain to be worked out, especially regarding the digital economy and climate policy.
From Washington's perspective, however, correcting the trade deficit and increasing tariff revenues are key priorities.
Without American pressure, no one can prevent Brussels from expanding its surveillance regime. London's "Online Safety Act" sets the tone, introducing preventive censorship of uploaded content. Criticism of immigration, gender politics, or Islam is now classified as "hate speech."
Free debate is giving way to moderate conformism.
Brussels is mobilizing its NGO networks to discredit the American deregulation agenda. The Green Deal has become the EU's ideological insurance policy. Regulatory tools such as climate parameters block competitors and protect national industries.
Environmental NGOs are attacking the energy chapter of the trade agreement. Their unified message: importing $750 billion in fossil fuels from the United States undermines the EU's climate goals.
What is being passed off as "values-based policy" is actually a technocratic protectionist engine, devastating the European economy. Deindustrialization is no longer a risk; it's a reality. Brussels' climate dogma accelerates what it claims to prevent: economic suicide.
The time has come to reopen energy channels, including with Russia, to regain influence. With 58% of its energy imported, Europe's strategic vulnerability is acute.
(https://www.americanthinker.com/blog/2025/07 by Thomas Kolbe)
follow on Telegram, MercoglianoTrueBlog
![]() |
AI |
![]() |
The Telegraph |
L'arroganza tecnocratica UE contro gli USA
L'accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea sembrava fatto; ma ora, a Bruxelles e nelle capitali dell'UE, si leva la voce che si debba rinegoziare.
Quando gli accordi falliscono, Bruxelles risponde con sanzioni. La Russia, alle prese con il suo 18° pacchetto di sanzioni, ne è un esempio lampante: un autogol economico.
Questo rivela la profonda arroganza tecnocratica che plasma la burocrazia dell'UE. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ne sta ora prendendo atto.
Pochi giorni dopo l'annuncio dell'accordo commerciale, inizia una tipica guerra tra partiti europei. Si oppongono alle clausole digitali e climatiche.
La Commissione e il Parlamento sostengono il principio secondo cui le sfide globali come la tassazione digitale richiedono soluzioni globali, perciò le grandi aziende tecnologiche multinazionali devono versare una quota equa alle finanze pubbliche laddove generano valore.
La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha proposto di nuovo un'imposta digitale a livello UE , ovvero nuove "risorse proprie".
Sia lei che il cancelliere Friedrich Merz hanno sottolineato che restano ancora da definire i "dettagli", soprattutto per quanto riguarda l'economia digitale e la politica climatica.
Dal punto di vista di Washington invece, la correzione del deficit commerciale e l'aumento delle entrate tariffarie sono priorità fondamentali.
Senza la pressione americana, nessuno sa impedire a Bruxelles il suo regime di sorveglianza in espansione. L'"Online Safety Act" di Londra detta il tono, introducendo la censura preventiva dei contenuti caricati. Le critiche all'immigrazione, alle politiche di genere o all'Islam sono ora classificate come "incitamento all'odio"
Il libero dibattito sta cedendo il passo a un conformismo moderato.
Bruxelles sta mobilitando le sue reti di ONG per screditare il programma di deregolamentazione americano. Il Green Deal è ormai la polizza assicurativa ideologica dell'UE. Strumenti normativi come i parametri climatici bloccano i concorrenti e proteggono le industrie nazionali.
Le ONG ambientaliste attaccano il capitolo energetico dell'accordo commerciale. Il loro messaggio unificato: importare 750 miliardi di dollari in combustibili fossili dagli Stati Uniti compromette gli obiettivi climatici dell'UE.
Ciò che viene spacciato per "politica basata sui valori" è in realtà un motore protezionistico tecnocratico, che sta devastando l'economia europea. La deindustrializzazione non è più un rischio: è una realtà. Il dogma climatico di Bruxelles accelera ciò che afferma di voler prevenire: il suicidio economico.
È giunto il momento di riaprire i canali energetici, anche con la Russia, per recuperare influenza. Con il 58% della sua energia importata, la vulnerabilità strategica dell'Europa è acuta.
(https://www.americanthinker.com/blog/2025/07 by Thomas Kolbe)
follow on Telegram, MercoglianoTrueBlog
Comments
Post a Comment