The toy of industrial policy

 60% of the clothes contain fibers based on fossil fuels, i.e. polyester, spandex, acrylic, elastane. A 2018 study reports that textiles release 1.2 billion tons of greenhouse gases, more than international flights and maritime transport combined.

We are moving away from fossil fuels for energy, perhaps. The oil and gas industry is therefore looking for an alternative, which appears to be plastic. Within 30 years, textile fiber could account for 20% of oil consumption. Natural substitutes, such as cotton, linen, hemp, are either more expensive or harmful for the exploitation of water and land stolen from food crops. Environmental journalists suggest fewer items or second hand, citing Poshmark, RealReal, Goodwill. (earther.gizmodo.com / 03/09/21)

China (51.7%), India (11.8%), US (7.2%) consume over 70% of the world's coal and fossil energy sources; but the scandalous evidence is Beijing, which raises its finger while publicly signing green commitments, and pollutes for more than half of all, in the cowardly or complicit silence of the West and the third world, which has taken possession of chairs such as the WHO. Will we have greenwashing for 'less energy from fossils' and more clothing from oil? The only reality is another.

With the pandemic, governments' leading role in the economy has grown. The United States is historically opposed to the use of industrial policy, except in cases of external threats, such as World War II or the subsequent confrontation with the Soviet Union of the first Sputnik satellite. The US reaction spawned the Internet and Global Positioning System (GPS). Washington began buying large quantities of semiconductors in the 1980s in competition with Japan, forming Sematech with 14 protected companies. Recent examples are ARPA-Energy, DARPA, Manufacturing USA in public-private research of advanced manufacturing.

Interventionism is traditional for Europe. England developed wool, Germany the "marriage of iron and rye" to protect agriculture and industry, France is still the main shareholder of Renault, the British, French, Spanish and German Airbus was a challenge to the American Boeing. In the 1980s Margareth Thatcher privatized; but Boris Johnson is planning a green industrial revolution. The EU has focused its industrial policy on climate, with a focus on batteries, semiconductors, quantum computing. East Asia from Japan to South Korea, not to mention the mighty Chinese economy, has practiced strong industrial policies. South American nationalism has given mixed results.

Proponents and opponents alternate. Offshoring hinders innovation because know-how is lost. Leaving the production of medical or military supplies abroad is dangerous .. but free market, skilled immigration, tax cuts can identify and reward successful businesses, which sow prosperity and employment. The Chinese victories, the inequalities of globalization, the vulnerability of international supply chains, made explicit by the Wuhan virus, mark a point in the advantage of industrial policy. The US administration is upgrading the federal government's Buy American, replacing its huge fleet of vehicles with home-made clean-energy models, overhauling the risky extra-national supply chain albeit in doubt that it will become less resilient. (cfr.org. / March 16,2021)

orfonline.org, photo Balamurugan Natarajan

Il giocattolo della politica industriale

Il 60% degli abiti contiene fibre a base di combustibili fossili, cioè poliestere, spandex, acrilico, elastane. Uno studio del 2018 informa che il tessile rilascia 1,2 miliardi di tonnellate gas serra, più di voli internazionali e trasporto marittimo insieme.

Ci stiamo allontanando dai combustibili fossili per energia, forse. L'industria del petrolio e del gas pertanto cerca un'alternativa, che sembra essere la plastica. Entro 30 anni la fibra tessile potrebbe rappresentare il 20% del consumo di petrolio. I sostituti naturali, come cotone, lino, canapa, sono o più costosi o dannosi per lo sfruttamento di acqua e terra sottratte alle colture alimentari. Le giornaliste ambientaliste suggeriscono meno capi oppure la seconda mano, citando Poshmark, RealReal, Goodwill.      (earther.gizmodo.com /3/09/21)

Cina(51,7&), India(11,8%), US(7,2%) consumano oltre il 70% di carbone e fonti energetiche fossili del mondo; ma l'evidenza scandalosa è Pechino, che alza il ditino mentre firma pubblicamente impegni green, ed inquina per oltre la metà di tutti, nel silenzio vile o complice dell'Occidente e del terzo mondo, impossessatosi di sedie quali l'OMS. Avremo un greenwashing per 'meno energia dal fossile' e più abbigliamento dal petrolio? L'unica realtà è un'altra.

Con la pandemia il protagonismo dei governi nell'economia si è ingigantito. Gli Stati Uniti sono storicamente contrari all'uso della politica industriale, tranne i casi di minacce esterne, quali la 2° Guerra mondiale o  il successivo confronto con l'Unione sovietica del primo satellite Sputnik. La reazione statunitense generò Internet e  GPS(Global Positioning System). Washington si mise ad acquistare grosse quantità di semiconduttori negli anni '80 in competizione con il Giappone, costituendo Sematech  con 14 aziende protette. Esempi recenti sono ARPA-Energy, DARPA, Manufacturing USA nella ricerca pubblico-privata di produzioni avanzate.

Per l'Europa è tradizionale l'interventismo. L'Inghilterra sviluppò la lana, la Germania il "matrimonio di ferro e segale" a protezione di agricoltura e industria, la Francia è tuttora principale azionista di Renault, l'Airbus di britannici, francesi, spagnoli, tedeschi è stata una sfida all'americano Boeing. Negli anni '80 Margareth Thatcher privatizzò; ma Boris Johnson sta pianificando una rivoluzione industriale verde. L'UE ha incentrato sul clima la politica industriale, con attenzione a batterie, semiconduttori, informatica quantistica. L'Asia orientale dal Giappone alla Corea del Sud, per non parlare della poderosa economia cinese, ha praticato accentuate politiche industriali. Il nazionalismo sudamericano ha dato risultati contrastanti. 

Fautori e oppositori si alternano. L'offshoring ostacola l'innovazione, perché si perde il know-how. Lasciare la produzione di forniture mediche o militari all'estero è pericoloso..ma il libero mercato, l'immigrazione qualificata, il taglio delle tasse sanno individuare e premiare le imprese di successo, che seminano prosperità e occupazione. Le vittorie cinesi, le disuguaglianze della globalizzazione, la vulnerabilità delle catene internazionali dell'approvvigionamento, esplicitata dal virus Wuhan, fanno segnare un punto a vantaggio della politica industriale. L'amministrazine USA sta potenziando il Buy American a carico del governo federale, va sostituendo l'enorme flotta dei suoi veicoli con modelli a energia pulita fabbricati in patria, revisionando la rischiosa catena dell'approvvigionamento  extra nazionale seppure nel dubbio che diventi meno resiliente.                          (cfr.org. /March 16,2021)

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