The cynical thoughts that fashion hides

'We have shoemakers and embroiderers who started making sweatshirts and shirts to save the company when the lockdown arrived'- says one of the co-founders of a small Pakistani social enterprise, Ammar Belal, a teacher at the Parson School of Design in New York. Here it is like in Bangladesh, 10-20 artisan workers are employed, mostly women, with no formal subordination restrictions.
Abandoned by fast fashion and the cynical clothing supply chain, especially the western one, they are suffering from lack of work. They are forced to submit to the halter conditions of the brands' agents, who go to South Asia to supply themselves with underpaid and often poorly respected seasonal orders. It happens massively in these pandemic months. They therefore throw themselves on the alternatives to survive with the family and thus lose the manual skills inherited and exercised.
The average salary for an employee - legally freelancer - is $ 94 a month. Medical care, holidays, hourly flexibility are very rare in Bangladesh.
Hermes or Marc Jacobs treat the creative craftsmen of Tokyo or Brooklyn with respect; instead they do the opposite with that of Morocco or Pakistan.
The small artist gives enormous added value to the industrial product, which for savings and for times foreign clients tend to disavow, preferring to choose who costs less. Who knows if the Chinese covid will restore more calm and enhancement of these skills, kept hidden by the billionaires owners of European and American luxury. (voguebusiness.com / July 10, 2020)
In 10 years the production of clothing and footwear will increase by 80%, that is, more greenhouse gases.                                           (voguebusiness.com / June 15, 2020)
Then the academies conclude that we need to produce less and the wealthy and satiated class launches the mantra: "buy less, choose well, make it last". It is as if that material and moral well-being, acquired by such class thanks to the growing social inequality, should be denied to the multitudes of people, who sacrifice days and nights, freedom and dignity, to improve their own and family living standards. Why? The "buy less" means "produce less", the "produce less" means "raise the price" (and profit). The consequence is the selection of the masses based on income and in any case the obstacle to consuming as desired or needed.
"We think small - it's the observation of the ruling class from the living rooms - and we keep the business profitable". The pandemic occasion is historic for a restart, as they like it.
"We will pollute less, we will help achieve the objectives of Paris (the swelling)" - add the madame, sipping.
Among the unnoticed retro-thoughts we discover the following: "we downsize fast fashion, which has stolen us and steals millions of customers"       







I cinici pensieri che la moda nasconde

'Abbiamo calzolai e ricamatori, che all'arrivo del lockdown si sono messi a fare felpe e magliette per salvare la ditta', dice uno dei co-fondatori di una piccola impresa sociale pakistana, Ammar Belal, insegnante alla Parson School of  Design di New York. Qui è come in Bangladesh, sono impiegati 10-20 lavoratori artigiani, per lo più donne, senza vincoli formali di subordinazione.
Abbandonati dalla fast fashion e dalla cinica filiera dell'abbigliamento, specialmente occidentale,  stanno soffrendo per mancanza di lavoro. Sono costretti a sottostare alle condizioni capestro degli intermediari delle firme, che vanno ad approvvigionarsi in sud Asia con ordini stagionali sottopagati e spesso poco rispettati. Accade massicciamente in questi mesi di pandemia. Si buttano perciò sulle alternative per sopravvivere con la famiglia e perdono così le abilità manuali ereditate ed esercitate. 
La media retribuzione di un addetto -giuridicamente libero professionista- è 94 dollari mensili. Assistenza medica, ferie, flessibilità oraria sono molto rari in Bangladesh.
Hermes o Marc Jacobs trattano con rispetto il creativo artigianale di Tokyo o di Brooklyn; invece fanno l'opposto con quello del Marocco o del Pakistan.
Il piccolo artista dà un enorme valore aggiunto al prodotto industriale, che per risparmio e per  tempi i committenti esteri tendono a disconoscere, preferendo scegliere chi costa meno. Chissà se il covid cinese restituirà più calma e più valorizzazione di tali abilità, tenute nascoste dai miliardari proprietari del lusso europeo ed americano.                                     (voguebusiness.com /July 10, 2020)
In 10 anni la produzione di abbigliamento e calzature aumenterà dell'80%, cioè più gas serra. 
  (voguebusiness.com /June 15, 2020)
Allora le accademie concludono che bisogna produrre di meno e le fasce benestanti, nonché sazie, lanciano il mantra: "compra meno, scegli bene, fallo durare". E' come se quel benessere materiale e morale, da loro acquisito grazie alla cresciuta disuguaglianza sociale, debba essere negato alle moltitudini di persone, che sacrificano giorni e notti, libertà e dignità, per migliorare il tenore di vita proprio e familiare. Perché? Il "compra meno" significa "produci meno", il "produci meno" vuol dire "alza il prezzo" (ed il profitto). La conseguenza è la selezione delle masse in base al reddito e comunque l'ostacolo a consumare come desiderato o necessitato.
"Pensiamo in piccolo- è l'osservazione della classe dominante dai salotti- e manteniamo il business redditizio". L'occasione della pandemia è storica per una ripartenza, come piace a loro.
"Inquineremo meno, aiuteremo a raggiungere gli obiettivi di Parigi (la tronfia)"- aggiungono le madame, sorseggiando. 
Tra i retro-pensieri inosservati si scopre il seguente: "ridimensioniamo fast fashion, che ci ha rubato e ci sottrae milioni di clienti".                                     

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